Scrivere per non scomparire

Oggi vorrei piangere, ma non ci riesco. Il nodo in gola è lì, soffocante, opprimente, ma le lacrime non scendono. Forse sarebbe un sollievo. Forse laverebbero via almeno una parte di questa paura che mi tiene stretto, che mi avvolge come una nebbia densa da cui non riesco a uscire. Ma niente. Solo il peso, solo l’angoscia che cresce e si insinua sempre più a fondo. Ho paura. Lo dico, lo scrivo, lo ripeto come se bastasse per farla scomparire. Ma non funziona. Il Parkinson non svanisce con le parole. È lì, lo sento scorrermi sotto pelle, infilarsi nei miei gesti quotidiani, prendersi piccoli pezzi di me. E io posso solo stare a guardare. Mi scuso con voi che leggete, davvero. Perché so cosa potreste pensare. “Ma quanto rompe questo Ignazio con i suoi pensieri, con le sue paure. Anche noi abbiamo i nostri problemi.” E avete ragione. Tutti abbiamo le nostre battaglie. Tutti lottiamo contro qualcosa che ci toglie il sonno, che ci pesa sulle spalle, che ci stringe il petto senza lasciarci respirare. Ma questo è il mio spazio, l’unico posto dove posso lasciare che tutto esca, dove posso scrivere senza filtri, senza paura di essere di troppo, di disturbare. Eppure, anche qui, mi chiedo se sto esagerando, se sto riversando addosso agli altri un peso che dovrebbe restare mio. Ma la verità è che non ce la faccio più a trattenerlo. Se non lo scrivo, se non lo lascio uscire, mi divora da dentro. E allora scrivo. Scrivo nella febbrile speranza che mettere nero su bianco questa paura la renda meno reale, meno forte. Forse non funziona. Forse domani sarò ancora qui, con gli stessi pensieri, con lo stesso peso nel petto. Ma almeno, per un momento, l’ho lasciato andare.