Prigioniero di Mister Park

Anche oggi, Mister Park si è fatto sentire. Ogni giorno si insinua di più nella mia vita, come un veleno lento che corrode tutto ciò che ero, tutto ciò che avrei voluto essere. È il secondo, forse il terzo compleanno che passo con lui, e ogni anno mi sento più distante da me stesso, come se la mia identità si stesse sgretolando sotto il peso della sua presenza.Ho paura. Una paura che mi divora dall’interno, che non mi lascia respiro. Ho paura di svegliarmi un giorno e non essere più in grado di alzarmi, di muovermi, di essere autonomo. Ho paura di dover dipendere dagli altri, di vedere il mio corpo trasformarsi in una gabbia dalla quale non potrò più uscire. Ogni tremore, ogni esitazione, ogni difficoltà è un avvertimento: Mister Park non si fermerà, continuerà a prendersi tutto.E allora mi chiedo: quando smetterà di esserci qualcosa da prendere? Quando non rimarrà più niente di me? Per quanto ancora dovrò guardare la mia vita scivolarmi dalle mani senza poter fare nulla? La morte inizia a sembrarmi meno un nemico e più una liberazione. Non perché voglia morire, ma perché la prospettiva di vivere così, inchiodato a un corpo che non mi appartiene più, è una tortura.Mi guardo allo specchio e vedo un riflesso che non riconosco. Ogni giorno perdo un pezzo di ciò che ero, ogni giorno Mister Park vince una battaglia. E io so che, alla fine, vincerà la guerra. So che verrà un giorno in cui non sarò più in grado di lottare, in cui la mia esistenza sarà ridotta a una prigionia insopportabile.E allora mi chiedo: cosa resterà di me? Avrò la forza di resistere fino alla fine, o sarà la morte a liberarmi prima che lui si prenda tutto?