La lenta agonia del Parkinson

La mia vita si sta sgretolando sotto il peso di un nemico subdolo e inarrestabile. Il Parkinson mi sta portando via tutto, pezzo dopo pezzo, lasciandomi intrappolato in un corpo che non risponde più ai miei comandi. Sono stanco, avvilito, arrabbiato. Ogni movimento è una battaglia, ogni passo un ostacolo da superare con fatica e umiliazione. Le gambe tremano senza tregua, come se la mia stessa volontà fosse inutile. Per alzarmi, devo raccogliere le forze, concentrarmi per minuti interminabili, mentre il mondo attorno a me continua a muoversi veloce, indifferente alla mia lotta silenziosa. La frustrazione mi divora. Perché proprio a me? Perché il mio corpo ha deciso di tradirmi così?

La convivenza con questa malattia è un tormento senza fine. Non è solo la fatica fisica, è l’impotenza, l’umiliazione di non essere più padrone di me stesso. Un tempo camminavo senza pensarci, ora ogni passo è un calvario. Un tempo le mie mani erano ferme e sicure, ora tremano come foglie al vento. E la cosa peggiore è sapere che non migliorerà, che domani sarà ancora più difficile, che ogni giorno perderò qualcosa in più. La gente prova a capire, ma nessuno può davvero sapere cosa significhi svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza che il tuo corpo sta crollando. Nessuno può comprendere la rabbia che mi brucia dentro, la voglia di gridare, di ribellarmi contro un destino che mi sta consumando. Eppure, sono qui, costretto a sopportare, a resistere mentre tutto si fa sempre più difficile. Ma quanto ancora posso andare avanti così?