Con il Natale che si avvicina, mi ritrovo a fare i conti con me stesso. In un momento che dovrebbe portare luce e serenità, sento solo il peso di ciò che il mio corpo e la mia mente mi stanno infliggendo. Questo tremore interno, che non dà tregua, vibra come una presenza ostile dentro di me, e ogni episodio di soffocamento sembra togliermi un pezzo di respiro, un pezzo di sicurezza.

Le luci che si accendono per le strade, i sorrisi delle persone, le voci che parlano di gioia e di festa mi sembrano quasi un affronto. Io non ci sono in tutto questo. Io lotto con me stesso, con un senso di fragilità che non riconosco, con la paura che il mio corpo possa tradirmi ancora una volta, da un momento e un abbraccio, ma io mi sento distante.

È come se stessi guardando il mondo da dietro un vetro: lo vedo, ma non riesco a toccarlo, a viverlo. Ogni respiro è un atto di volontà, ogni pensiero si trasforma in un peso, e mi chiedo come riuscirò a sopportare questa ennesima prova. Eppure, sono qui. Nonostante tutto, nonostante il tremore, il nodo alla gola, la paura, sono ancora qui.

Forse il Natale non porterà risposte, forse non cancellerà questo senso di smarrimento, ma voglio credere che possa darmi almeno un piccolo spiraglio, un attimo in cui sentire che tutto questo non mi definisce. Voglio credere che, sotto questa tempesta interiore, ci sia ancora una parte di me pronta a resistere, a rialzarsi, e a ritrovare il suo posto nel mondo.

 

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