Il Parkinson mi ha portato a conoscere l’insonnia in modo più profondo e inaspettato. Inizialmente pensavo che le difficoltà a dormire fossero solo temporanee, magari dovute allo stress. Ma col passare del tempo, ho capito che l’insonnia sarebbe stata una compagna più frequente. Le notti si trasformano in spazi silenziosi dove i pensieri corrono liberi, spesso amplificati dalla solitudine e dall’oscurità.
Scrivere a mano è quasi impossibile per me, quindi durante queste lunghe ore insonni accendo il PC. Trovo conforto nel battere i tasti, nel dare forma ai pensieri che altrimenti resterebbero intrappolati. La musica diventa una colonna sonora che riempie il silenzio e mi aiuta a concentrarmi, a calmarmi. Non combatto più l’insonnia, la utilizzo per creare, per esplorare la mia mente e mettere ordine tra le emozioni.
Queste notti sono diventate un momento di connessione con me stesso, un tempo in cui, nonostante tutto, posso ancora trovare bellezza e senso. Anche se la stanchezza arriva al mattino, c’è una certa serenità nel sapere che ho trasformato il buio in qualcosa di mio, qualcosa che mi aiuta ad andare avanti.
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