Ho sempre pensato di essere una persona forte, di quelle che affrontano tutto in silenzio, senza far trapelare troppo agli altri. Forse è per questo che quando ho iniziato a parlare della mia malattia, alcuni amici sono rimasti sorpresi, quasi increduli. Mi hanno sempre visto come qualcuno che tiene tutto dentro, come se il dolore o la difficoltà non mi toccassero. Ma la verità è che anche dietro un volto imperturbabile c’è una lotta, c’è vulnerabilità. Mi sono reso conto che, per quanto possa sembrare “ermetico”, arriva un momento in cui il bisogno di condividere supera la paura di essere frainteso o giudicato. Aprirsi non è segno di debolezza, anzi, è forse uno dei gesti più coraggiosi che si possano fare. Quando ho deciso di raccontare la mia storia, l’ho fatto perché sentivo che, finalmente, era il momento giusto. E, in fondo, ho capito che permettere agli altri di vedere anche le mie fragilità non mi rende meno forte, ma solo più umano.
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